Chi c’è nei registri di fibrosi cistica?

Thomas e collaboratori hanno affrontato un importante problema metodologico riguardante la revisione critica dei criteri di inclusione dei pazienti in alcuni Registri europei di fibrosi cistica (1). Infatti l’obiettivo dello studio è stato quello di determinare se i pazienti inclusi nei registri di fibrosi cistica di Belgio, Francia, Germania e Paesi Bassi soddisfano i criteri diagnostici predefiniti per la fibrosi cistica (cloro sudorale > 60 mmol/l o 2 mutazioni CFTR o, in una seconda analisi più restrittiva, l’analisi genetica richiedeva la presenza di 2 delle malattia 124 mutazioni causanti la fibrosi cistica secondo il progetto CFTR2). Utilizzando la prima definizione, i casi di diagnosi di fibrosi cistica non documentata erano il 2,8, 5,7, 6,5 e 21,6% dei soggetti dei registri di, rispettivamente, Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania. Limitando lo studio genetico solo alle 124 mutazioni causanti la fibrosi cistica del progetto CFTR2, queste percentuali salivano a 10,5, 10,4, 14,5 e 24,3%, rispettivamente (Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania).
Lo studio ha poi valutato se l’esclusione di pazienti che non soddisfano i criteri diagnostici influenzi alcuni risultati. L’impatto dell’esclusione differiva tra i paesi; i più grandi cambiamenti osservati erano un decremento nella percentuale di adulti dal 51,9 al 47,8% in Germania, una diminuzione della percentuale di pazienti con sufficienza pancreatica (PS) dal 17,0 al 13,0% in Francia, un aumento della percentuale di omozigoti per F508del dal 55,3 al 63,7 nei Paesi Bassi e una diminuzione della percentuale di pazienti con cloro nel sudore ≤60 mmol/l da 8,4 a 1,1 in Belgio. E’ anche interessante notare che i soggetti con diagnosi di fibrosi cistica non documentata avevano una più alta percentuale di individui di età superiore ai 18 anni, di livelli di cloro nel sudore sotto i 60 mmol/l e di soggetti con sufficienza pancreatica. Solo in Beglio la percentuale di soggetti con colonizzazione cronica da Pseudomonas aeruginosa era significativamente più bassa e la media del FEV1 era significativamente più alta. Punti rilevanti da sottolineare sono la mancanza di standardizzazione delle definizioni e i metodi di raccolta dei dati che variano da paese a paese. Presumibilmente questi ostacoli metodologici potrebbero essere superati da un’attenta valutazione complessiva delle criticità quando si imposta un registro e dalla adozione di definizioni operative condivise, come sta facendo il Registro Europeo (2).

Bibliografia
1. Thomas M, Lemonnier L, Gulmans V et al. Is there evidence for correct diagnosis in cystic fibrosis registries? J Cyst Fibros 2014;13:275-80.
2. Viviani L, Zolin A, Mehta A et al. The European cystic fibrosis society patient registry: valuable lessons learned on how to sustain a disease registry. Orphanet J Rare Dis 2014;9:81.